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La siccità mette a rischio la coltura del riso. Legacoop Piemonte: “Servono opere strutturali per affrontare crisi idrica costante”

La siccità mette a rischio la coltura del riso. Legacoop Piemonte: “Servono opere strutturali per affrontare crisi idrica costante”

Permane il problema della siccità su tutto il territorio del Piemonte, dovuta ad apporto pluviometrico inadeguato all’uso potabile e irriguo e nel contempo peggiorato dalle temperature elevate e dall’afa incessante del periodo estivo. 
Una condizione che, nonostante lo stato di emergenza riconosciuto dal Consiglio dei Ministri per la nostra regione, continua ad avere ripercussioni sul comparto agricolo. Tra queste in particolare la produzione risicola, coltura che richiede abbondante acqua. Secondo le stime le perdite nel raccolto di riso nella nostra regione si ipotizza siano del 30 per cento ad oggi, ma potrebbero aumentare se non si correrà ai ripari in tempi rapidi. 

Come osserva il responsabile del settore agroalimentare di Legacoop Piemonte Simone Murru: “Situazioni estreme come quella che stiamo vivendo fanno emergere problemi storici che urge affrontare nel più breve tempo possibile attraverso la costruzione di opere strutturali che consentano lo stoccaggio di acque, il miglioramento della rete di distribuzione idrica, il ripristino di fonti idriche non utilizzate: tutte operazioni destinate a gestire la risorsa in modo da avere disponibilità costante nel tempo considerando che la crisi idrica è una costante delle ultime annate agrarie. Il settore risicolo, considerata la sua importanza e strategicità per il territorio piemontese, non può subire ulteriori attacchi e perdite produttive che cederebbero il passo al mercato estero e ad azioni speculative”.

Un allarme, quello relativo alle conseguenze della siccità sulla produzione agricola, condiviso anche da Giovanni Oliaro, presidente della cooperativa La Baraggia di Masserano: “Nonostante da noi la situazione idrica sia più sotto controllo rispetto ad altre zone della regione grazie agli invasi esistenti, comunque prevediamo cali di produzione dovuti alle elevate temperature e alla crisi climatica. È assolutamente necessario creare invasi e destinarli al “multiuso” ovvero destinarli  a usi irrigui, potabili e energetici". 

“Il riconoscimento dello stato di emergenza - conclude Murru - è il primo passo per poter intervenire economicamente e strutturalmente sulla crisi idrica che flagella l’agricoltura piemontese e nazionale. È inoltre fondamentale estendere il periodo di applicazione del credito d’imposta per l’acquisto di gasolio agricolo che in queste settimane è utilizzato per gestire la risorsa irrigua e limitare i danni da asciutta”.

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