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Tra pandemia e smart working c'è ancora tanto da fare per l'occupazione femminile

Tra pandemia e smart working c'è ancora tanto da fare per l'occupazione femminile

She-cession è il termine che la stampa americana ha coniato per descrivere la recessione che ha colpito il mondo del lavoro femminile dall'inizio dell'emergenza Covid. Un dato comune alla maggior parte dei Paesi occidentali, ma che in Italia raggiunge cifre davvero preoccupanti. 

Il rapporto Istat relativo al 2020 illustra un calo dell'occupazione che tocca soprattutto le donne: di 440 mila posti di lavoro persi nell'anno della pandemia, 312mila erano di personale femminile.
Ironia della sorte proprio l'8 marzo del 2020 veniva firmato il Dpcm che rendeva l'intero Paese zona rossa, chiudendo uffici, fabbriche, negozi e attività e chiedendo alla popolazione di non uscire di casa se non per emergenze.

Dietro la parola lockdown ci sono sacrificio, paura e fatica. Eppure il tema delle donne in relazione alla pandemia non viene ancora evidenziato come dovrebbe. Come detto il Covid ha avuto ripercussioni sul lavoro e chi non l'ha perso ha subito comunque una diminuzione del reddito (il 54 per cento, soprattutto tra le lavoratrici più giovani). Un dato allarmante se si considera che il nostro Paese è cronicamente indietro per quanto riguarda l'occupazione femminile: solo il 48,5 delle donne lavora. E pensare che a inizio millennio ci si era dati l'obiettivo di arrivare al 60 per cento entro il 2010.
Ma la pandemia ha significato un peggioramento della condizione femminile anche da un punto di vista della tutela e della sicurezza personale, con un'escalation di violenze, la maggior parte delle quali si è consumata in ambito familiare.

Mai come ora è necessario che l'8 marzo non sia solo una data simbolica ma un punto di partenza per un concreto impegno nei confronti della condizione delle donne nel nostro Paese. I dati sono poco incoraggianti e anche nel mondo della cooperazione sebbene un quarto delle cooperative piemontesi siano formate da donne, dal 2013 ad oggi il trend è in costante calo. Bisogna invece investire in risorse e strumenti che favoriscano l'imprenditoria femminile. Per il Paese che ha bisogno delle capacità e competenze delle donne” afferma il Presidente di Legacoop Piemonte Dimitri Buzio. 

Serve investire sul lavoro femminile perchè non è solo strumento di reddito, ma anche di emancipazione, esso rappresenta il primo passo per reagire alla violenza domestica di cui troppe donne sono purtroppo ancora vittime. Le donne negli anni hanno dimostrato maggior intraprendenza e spirito di adattamento rispetto ai colleghi uomini, ma bisogna anche creare un sistema che le agevoli. Ad esempio l'introduzione dello smart working pur nella sua apparenza di flessibilità, ha in realtà comportato un elemento di stress aggiuntivo visto l'intersecarsi di vita familiare e lavorativa, di chi si è trovato a gestire insieme famiglia e ufficio, tutto in una stessa stanza per l'intera giornata” dichiara la responsabile delle Pari Opportunità di Legacoop Piemonte Valentina Gusella.

Proprio per questo Legacoop Piemonte al posto della tradizionale mimosa quest'anno ha deciso di regalare alle proprie lavoratrici del tempo: 4 ore di permesso aggiuntivo nell'augurio che lo possano utilizzare per loro stesse, dedicandosi alle loro passioni e ai loro interessi”, conclude il presidente Dimitri Buzio. 

 

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